Con questo breve resoconto penso di aver battuto ogni record di intempestività, visto che dalla gita sono passati più di due mesi, ma mi consolo pensando che degli altri partecipanti non si è fatto vivo nessuno…
Già dopo il lancio dell’iniziativa, non è che le adesioni siano propriamente fioccate, comunque un piccolo gruppetto siamo riusciti pur sempre a costituirlo: all’appuntamento alla Cassina de’ Pomm, all’imbocco della ciclopedonale della Martesana, ci siamo trovati in cinque: Aldo, Peo, Paolo “Cotechino”, io e – finalmente – anche mia moglie Rina con la sua Masciaghi “Bianchina” monomarcia. Ahimé solo fugace la presenza di Hopton, venuto per l’occasione solo a riprendersi la sua Brompton e restituirmi la mia Dahon Vitesse dopo la nostra settimana di “scambio culturale” delle rispettive bici. Purtroppo uno spiacevole appuntamento col dentista gli ha impedito di accompagnarci anche solo per un tratto.
Recuperato Menegodado dopo qualche chilometro, al consueto incrocio con via Adriano, abbiamo proseguito ad andatura più che tranquilla, nel consueto traffico di ciclisti, cani e pedoni che sul tratto urbano di questo bel percorso impedisce ogni velleità velocistica.
Circa a metà percorso, tra Vimodrone e Cernusco sul Naviglio, nuovo appuntamento con Marco e Marilena, i miei amici di Alessandria che ancora non si vogliono convertire al verbo pieghevole e, poco dopo, pausa caffè a Cernusco, visto che tanto non ci corre dietro nessuno. La giornata grigia e le chiacchiere strada facendo ora con l’uno ora con l’altro mi hanno fatto completamente passare di mente di avere con me una macchina fotografica, e così l’unica testimonianza è questa foto scattata da Menegodado: in primo piano io (con maglietta “abusiva”) e Marilena; seminascosti dal mio corpaccione Rina, Aldo e più lontano Marco.
Dopo poche gocce di pioggia alle porte di Gorgonzola
(cinque di numero, che chiameremo per nome: “G” - “O” - “C” - “C” - “E” - (cit.
*), il meteo è gradualmente migliorato e non abbiamo avuto nessun problema a sistemarci nella ormai solita piazzetta davanti al municipio e a rifocillarci sobriamente, mentre Aldo ci raccontava del suo “titanico” viaggio di quest’estate, da Capo Santa Maria di Leuca a Courmayeur passando per l’Appennino. E va bene per lui, che è notoriamente un cyborg, ma massimo rispetto per Gina che si è lasciata coinvolgere…
Intanto che eravamo con le gambe sotto il tavolo siamo stati raggiunti da Peppe e tra una chiacchiera e una birretta si è fatta l’ora del ritorno, che come spesso avviene si è fatto alla spicciolata, in funzione degli impegni e delle potenzialità residue dei singoli. Io e Rina, rimasti indietro perché lei cominciava ad accusare un po’ di stanchezza (in effetti la Bianchina, col suo sviluppo metrico per criceti e - come ho scoperto più tardi - i cerchioni un po’ storti che toccavano i freni), abbiamo optato per l’intermodalità, prendendo la metropolitana a Cernusco per poi cambiare a Lambrate su un Regionale di passaggio; pessima idea, tra i su e giù per le scale di Lambrate e di Rogoredo, issare e calare le bici da una carrozza MDVC e l’ultimo tratto di strada fino a casa, alla fine ci siamo stancati di più che se fossimo rimasti in metropolitana fino a Centrale per poi trasbordare sulla gialla per San Donato. E vabbè,
“ma che cagnara, sbagliando s’impara” (cit.
*)
Vittorio
(
*) riprendiamo la vecchia tradizione del karma + a chi coglie la citazione