Alla fine eravamo un po’ più di cinque. Dopo le defezioni a raffica delle colonne portanti del movimento pieghevolista milanese (Hoptons, Menegodado, Peo, SGiallo…), mi stava venendo un po’ la depressione, anche perché proprio in occasione di un Cyclopride ho conosciuto di persona per la prima volta i primi amici del forum, e un Cyclopride senza di loro è un po’ dimezzato.
Per fortuna, anche se gli amici vecchi “m’hanno rimasto solo” (citazione di una citazione), di rincalzo ce n’erano altri un po’ più “nuovi” e così la giornata si è salvata lo stesso. Grazie, ragazzi.
Un secondo grazie al meteo, visto che fra un sabato e un lunedì abbastanza stinfi, la domenica è stata come la si potrebbe desiderare.
Terzo grazie, doveroso, all’organizzatore, anche se con un piccolo distinguo: il percorso uguale all’anno scorso non mi entusiasma, con quel lungo tratto nella periferia nord; devo però riconoscere che la scelta di invertire il giro (andata lungo corso Buenos Aires e viale Monza, ritorno da Greco e via Gioia) è stata azzeccata, perché i tratti potenzialmente più critici dal punto di vista delle interferenze con il traffico automobilistico (Bastioni e Buenos Aires) li si è affrontati all’inizio, quando il gruppo è un po’ meno sfilacciato e soprattutto ci sono in giro un po’ meno automobilisti e un po’ meno nervosi; sarà stata un’impressione, ma di clacson isterici mi è sembrato di sentirne un po’ meno.
E veniamo al racconto: poiché ero d'accordo con veeg di incontrarci all’arrivo del suo treno a Cadorna, mi sono mosso da casa con un buon anticipo, tanto che dopo le prime pedalate e un’occhiata all’orologio mi son detto: “perché non farsela tutta a pedali?”. In fondo l’app di ATM mi dava un tempo stimato di 43’ con due metropolitane (M3+M1), ne avevo a disposizione quasi 60, perché non provarci?
Da San Donato a Cadorna non è un gran problema, di domenica mattina: dal capolinea della M3 fino a Rogoredo è praticamente tutto percorso protetto, ciclabile o marciapiede larghissimo, basta stare attenti quando si attraversa la rampa d’ingresso della Tangenziale.
Da Rogoredo a Corvetto non è il massimo, perché non ci sono tante alternative a via Cassinis, ma siccome domenica alle 8.30 non c’è in giro nessuno, il problema è minimo.
Da Corvetto a piazzale Lodi c’è una vera e propria autostrada ciclabile, eredità del tram numero 13 (un caro ricordo) sacrificato sull’altare della sottostante metropolitana gialla e da lì fino a Porta Romana si può viaggiare abbastanza tranquilli sul controviale di corso Lodi.
L’incognita è dopo Porta Romana, perché la pavimentazione a lastroni di pietra del corso omonimo somiglia più a un greto di torrente che a una strada; dato che non mi ero preparato un itinerario, dopo rapida consultazione della cartina, opto per un itinerario alternativo un po’ più lungo, e anche un po’ “da automobilista”, lungo i viali Filippetti, Beatrice d’Este e Gian Galeazzo (fortunatamente dotati di tranquilli controviali) e poi Darsena, viale Papiniano, piazza sant’Agostino e le vie Olona e Carducci.
Arrivo in Cadorna giusto in tempo per l’appuntamento e un attimo dopo ecco veeg e Sabrina, appena scesi dal treno precedente quello che stavo aspettando. Visto che c’è tempo, manca ancora un’ora e passa alla partenza, facciamo una puntata per la colazione al bar di via Monti 26, poi con tutta calma ci dirigiamo in Castello.
Qui l’atmosfera è quella di sempre, con i vari chioschi del
village, musica a volume troppo elevato, gente che urla al microfono cercando di sovrastare la musica… l’anno prossimo vengo con le cuffie antirumore da cantiere, altro che casco!
Ogni possibile declinazione dell’universo pedalatorio è ben rappresentata, compreso qualche personaggio a bordo di mezzi un po’ improbabili.
Io il
village l’ho già visto ieri (e ho anche scroccato un giretto sulla Birdy agli amici della Stazione delle Biciclette), quindi mi fermo vicino al banco delle iscrizioni lasciando veeg e Sabrina a curiosare un po’ in giro. Oltre a loro, infatti, aspettavo Sammy e Manuela che, venendo in auto, non avevano un orario di arrivo preciso, e dopo un po’ avvisto un’inconfondibile treccia bionda e una Brompton verdina...
Prime presentazioni al ritorno di veeg e Sabrina, e siamo già in cinque, poi alla spicciolata arrivano anche Gigi, mio “compagno di fuga” al November Porc (e sei), Manuela con la sua reflex e Massimiliano (e otto), reduci anch’essi dalla gita internazionale Como-Chiasso-Mendrisio di domenica scorsa, e infine Dante (nove); da qualche parte dovrebbe esserci anche Stelio, ma non riusciamo a trovarci.
Data la nostra posizione, già alla partenza siamo in coda al gruppo e questo, oltre a far parte della tradizione – almeno per me – ci permetterà di restare più facilmente in contatto. Nondimeno per uscire dai cancelli ci tocca un discreto imbottigliamento
La prima parte del percorso non ha molta storia ma provo a illustrarla con qualche scatto della Nilox fissata al manubrio o della compattina manovrata a mano:
Sconosciuta su una vecchia Dahon di modello sconosciuto, più altri due pieghevolisti anch'essi sconosciuti. Quest'anno ho notato parecchie altre bici pieghevoli, segno che siamo sempre di più, anche se in tanti non conoscono questo forum.
Trasporto cuccioli…
Tutta mia la città…
Foto ricordo per veeg e Sabrina che mi precedono
Come avrò già ripetuto fino alla noia, il percorso non mi piace e così lancio l’idea di un’autoriduzione, sfruttando la bella ciclabile della Martesana (in blu sulla cartina)
Radunati abbastanza facilmente i compagni di pedalata (essere in pochi ha anche dei vantaggi), all’altezza dello Zelig lasciamo sfilare il resto del gruppo e scendiamo sulla ciclabile. Un momento per ritrovarci tutti (da sinistra: Gigi, veeg, Sabrina, Sammy e Manuela, mentre l’altra Manuela ci fotografa da sopra)
e ci rilassiamo su un percorso classicissimo e molto frequentato, improponibile per un grande gruppo ma sempre godibile
che ha il difetto di finire subito, ma il merito di stimolare, da parte dei non milanesi, il desiderio di ripercorrerlo tutto, magari fino all’Adda, in un’uscita di gruppo appositamente organizzata.
Alla
Cassina de Pomm ci fermiamo ad aspettare la testa del gruppo (che rimonta, eh?), che non si fa aspettare nemmeno tanto: in testa la pattuglia dei poliziotti ciclisti
e dietro il gruppo, dapprima ordinatissimo
poi un po’ meno…
Io però devo rientrare a casa per pranzo (quello che si lamentava delle defezioni altrui…), quindi approfitto della sosta per fare i miei saluti e l’augurio di ritrovarsi presto, fra 15 giorni ad Abbiategrasso (chi non va alla Ciemmona a Bologna) o in qualche altra occasione. Ripartiamo insieme ma alla prima fermata di metropolitana (Sondrio M3) levo il casco, piego la bici e… alla prossima!
Vittorio