Era da quando avevo letto il racconto di viaggio di hash jar tempo
http://www.bicipieghevoli.net/index.php?topic=7589.msg65861#msg65861che avevo voglia di provare la ciclabile ex ferroviaria della val Brembana e così mercoledì 6, visto uno sprazzo di sereno in un meteo che meglio lasciar perdere, mi sono lanciato.
L’idea d’origine era di parcheggiare a Zogno nel piazzale del mercato
https://www.google.it/maps/dir/45.7948042,9.6701642//@45.7938466,9.6655722,729m/data=!3m1!1e3!4m3!4m2!1m0!1m0https://www.google.it/maps/@45.794118,9.669825,3a,75y,27.7h,84.82t/data=!3m4!1e1!3m2!1sTINaJNCeyqaipOCMKXAhTw!2e0poi salire a San Giovanni Bianco con la corriera e scendere pigramente pedalando. Arrivato a Zogno, però, visto che era ancora abbastanza presto e non sapevo gli orari delle corriere, ho avuto uno sprazzo di avventura e mi sono detto: «Perché non provare ad andare su con la bici? Alla peggio, se me la vedo male faccio sempre in tempo a tornare indietro e riprendere il piano originario».
Detto, fatto: ecco l’ingresso della ciclabile:
Il primo tratto è un lungo rettifilo in riva al Brembo, quasi pianeggiante, ma per non strafare lo abbordo in quarta, lasciando girare le gambe in libertà:
Primo punto caratteristico, dopo sì e no 1 km, questa brevissima galleria artificiale che sorregge un edificio
Dopo ancora 1 km circa, il primo tratto di ciclabile in sede ferroviaria termina all’ex stazione di Ambria-Fonte Bracca
da dove si deve proseguire per un breve tratto su viabilità ordinaria: naturalmente io mi faccio sfuggire un cartello indicatore e proseguo lungo l’ex sede ferroviaria finendo nel cortile di un marmista e poi su una stradina sterrata a fondo cieco (grrrr!). Fatto dietro front ritrovo il percorso segnalato che attraversa il Brembo e diventa quasi subito una gradevolissima stradina ciclopedonale con qualche scorcio idilliaco lungo il fiume.
Alle porte di San Pellegrino il percorso si ricongiunge alla vecchia sede ferroviaria, che in questo tratto è stata inglobata nella viabilità locale
https://www.google.it/maps/@45.827706,9.671099,3a,75y,288.85h,94.55t/data=!3m4!1e1!3m2!1sVcj2AwjLb2UZJs35YH3vMw!2e0Di nuovo su percorso protetto, si passa davanti all’ormai fatiscente edificio del Grand Hotel delle terme e alla stazione ferroviaria ottimamente restaurata:
Una breve variante di tracciato in località Antea, in corrispondenza di una galleria non riutilizzata
porta a un tratto un po’ più movimentato con alcuni saliscendi:
Adopero parecchio il cambio, scalando appena avverto un po’ di sforzo in più e non mi faccio troppi scrupoli a scendere in un paio strappi brevi ma abbastanza duri.
La pista prosegue a mezza costa con alcune brevi gallerie; in qualche caso sulla volta ci sono ancora le mensole di sostegno della linea aerea di contatto
Poco prima di San Giovanni Bianco un bivio presenta sulla destra una variante interessante, ma sarà per la prossima volta: oggi preferisco proseguire sul ponte che mi riporterà sull’altra sponda del Brembo, perché in fondo chi lascia la strada vecchia per la nuova «sa da che cosa fugge ma non sa che cosa cerca» (un karma+ a chi indovina la citazione)
Arrivo a San Giovanni Bianco e mi rendo conto di averci messo sì e no un’ora e non sono per niente stanco. La stazione, riutilizzata come parcheggio e deposito degli autobus, non è un gran vedere
https://www.google.it/maps/@45.873012,9.650334,3a,75y,97.86h,71.55t/data=!3m4!1e1!3m2!1sjae4R_q97ip3hkrhrxraHQ!2e0e soprattutto è solo mezzogiorno, un po’ presto per cercare una trattoria dove mangiare. Mentre sto girellando intorno senza meta, mi rendo conto che San Giovanni non è il capolinea della ferrovia e che la ciclabile prosegue verso il vero capolinea di Piazza Brembana. Visto che fin qui è andato tutto liscio, perché non continuare? Alla peggio mi fermerò a mangiare al paese successivo, Camerata Cornello (che mi fa sempre partire il riflesso di rispondere «A noi!», come Galeazzo Musolesi delle Sturmtruppen)
Poco dopo l’ex stazione, su un altro breve tratto di ferrovia convertito in viabilità locale incontro un ponte e una galleria protetti da semafori con transito a senso unico alternato:
Il tempo di attesa abbastanza lungo è una scocciatura, ma conviene rispettare il semaforo perché…
Dopo la galleria la ciclabile costeggia la strada, prima a livello
poi prendendo gradualmente quota:
La pendenza aumenta lievemente; me ne accorgo perché sto usando più spesso la terza che la quarta. Sulla destra la centrale idroelettrica che un tempo alimentava la ferrovia:
Salendo verso Camerata Cornello la valle si stringe e il percorso dell’ex ferrovia diventa più ardito, con brevi gallerie successive: qui fra le gallerie Barrali (o Barrati) 1 e 2:
Ex stazione di Camerata Cornello, trasformata in una ben tenuta abitazione privata, di fronte alla quale c’è un’area di sosta con giochi per i bambini:
Poco dopo si abbandona nuovamente il tracciato ferroviario percorrendo qualche centinaio di metri della vecchia strada statale, sostituita da una lunga galleria:
Per ritornare sul percorso ex ferroviario c’è un altro strappo in salita, che dalla strada porta fin sopra lo sbocco della galleria stradale (sullo sfondo):
Qui le marce scendono fino alla prima, ma chi se ne frega, non sto cercando di stabilire nessun record.
Le gallerie riprendono: immediatamente all’uscita della breve galleria Pontesecco (34 m) c’è un incrocio con una strada locale, debitamente segnalato con una luce lampeggiante gialla:
Fra una galleria e l’altra un’occhiata al fiume fa venire voglia di un bagno, perché comincio a sentire caldo mentre macino lento e costante in terza:
Per fortuna a rinfrescarmi c’è l’attraversamento delle gallerie, dove si incontrano numerosi stillicidi di acqua: qui un altro breve tratto fra le gallerie Parina 1 e 2:
Alcune gallerie, fra cui le due più lunghe del percorso (oltre 300 m) sembrano autentiche ghiacciaie: al momento la cosa è quasi piacevole, al ritorno lo sarà un po’ meno…
La valle si allarga nuovamente e la ciclabile corre parallela alla strada; è sicuramente il tratto meno affascinante ma almeno è sicuro e ben protetto:
Poco prima di Lenna si abbandona la sede ferroviaria e si attraversa il Brembo con un ponte a traliccio metallico
dal quale si gode un bel colpo d’occhio
verso l’agriturismo Ferdy, dotato di un’attrezzatissima area picnic (da tener presente per una nostra gita?)
Il percorso serpeggia nel verde con qualche blando saliscendi
per poi attraversare ancora una volta il Brembo con un caratteristico ponticello di pietra a schiena d’asino
Un’altra centrale idroelettrica poco prima di Lenna:
Ex stazione di Lenna e tratto bucolico di ciclabile:
Sulla sinistra ecco il paese di Piazza Brembana (e io dovrei salire fino lì ?!?):
Comincio a essere un po’ stanco e probabilmente gli zuccheri sono un po’ bassi, perché finora ho solo bevuto un po’ d’acqua ma non ho mangiato niente. Per vincere l’ultimo dislivello la ferrovia percorreva un ampio tornante in salita (che io affronto in seconda fissa), prima su un rilevato e poi in trincea in una vera e propria galleria di vegetazione
fino alla galleria Piazza Brembana che annuncia l’arrivo
Anche questa, come tutte le altre gallerie, è illuminata; per contro la mia Due Calzini, qui con fanaleria rallystica, è l’unica bici illuminata che vedo oggi: nelle gallerie ho incontrato parecchi ciclisti e pedoni completamente al buio
e leggendo su altri siti ho visto che non di rado l'illuminazione di alcune gallerie fa cilecca, quindi è sempre bene essere illuminati...
Un ultimo sforzo e finalmente la proverbiale luce all’uscita del tunnel:
ed eccomi a Piazza Brembana, un po’ stanco ma soddisfatto: più di 20 km (24 secondo altre fonti) e 216 m di dislivello in due ore (su piste-ciclabili.com il tempo stimato è di un’ora e mezza, ma fa niente…)
Sono quasi le 13.30 quando mi siedo davanti a un robusto spuntino.
Il ritorno non ha particolare storia: il primo tratto si fa senza pedalare a quasi 20 km/h, poi con il diminuire della pendenza tocca pedalare, ma stavolta le marce sono quinta e sesta, solo saltuariamente la settima, perché a bilanciare la discesa c’è un fastidioso vento contrario.
Totale, circa 45 km fatti e una gran bella ciclabile che merita di essere ripercorsa, magari in gruppo, magari solo in discesa…
Vittorio