Tranquilli, niente macigni rotolanti o stregoni strappacuori; però la ferrovia Castellanza-Mendrisio (meglio nota come linea di Valmorea) maledetta sembra esserlo di sicuro: completata nel 1926 fino alla stazione svizzera di Mendrisio e chiusa nella tratta internazionale già nel 1928, si dice perché il regime del tempo non vedeva di buon occhio una ferrovia internazionale gestita da una società privata (le Ferrovie Nord Milano) con capitale in parte straniero, ha vivacchiato con pochi servizi sempre più radi, accorciata un po’ per volta, rimasta l’unica linea FNM non elettrificata, ha cessato gli ultimi servizi merci negli anni sessanta; negli anni ottanta un’associazione svizzera coadiuvata da volontari italiani è riuscita a ricostruire il breve tratto dal confine alla stazioncina di Malnate Olona (dal confine a Mendrisio è sempre rimasta in servizio come raccordo merci) e a farvi circolare saltuari treni turistici a vapore; poi sul tratto svizzero sono arrivati i lavori di ammodernamento legati alla costruzione del nuovo collegamento internazionale Arcisate-Stabio e il binario verso la valle dell’Olona è stato tagliato di nuovo, forse definitivamente.
Ogni tanto però nel libro dei sogni compare l’ipotesi di una riattivazione a fini turistici, a maggior ragione ora che c’è l’albero degli zecchini… pardon il PNRR, che ha scatenato grandi appetiti e progetti di ogni genere, dal concreto al farlocco.
Tutto questo per introdurre l’esplorazione che ho fatto di recente, ma che progettavo già da qualche anno; in effetti è un altro dei giri che mi hanno convinto di quanto fosse indispensabile per me acquistare la Espresso. E bene ho fatto, perché come vedrete non si trattava di un percorso adatto alle ruotine da 20” se non addirittura da 16”.
https://www.komoot.com/it-it/tour/1063360272?ref=wtdCome di consueto, avvicinamento in treno, sulla linea per Varese e Laveno delle Nord, con il solito maledetto cambio a Bovisa dove annunciano sempre il binario di arrivo dei treni mai più di due minuti prima, così poi tocca scapicollarsi giù dalle scale con la bici in spalla o pregare di trovare pronto l’ascensore (lentissimo).
A parte questo, viaggio tranquillissimo su uno dei nuovi elettrotreni Caravaggio, dove la bici trova un posto improprio ma comodo nello spazio per persone a mobilità ridotta.
All’arrivo a Malnate faccio una piccola deviazione per un punto panoramico, subito sopra il cimitero, dove si ha un’ottima vista sul celebre viadotto ferroviario che scavalca la vallata dell’Olona, opera simbolo delle Nord.
Purtroppo al prossimo treno manca ancora troppo tempo, e oggi ho parecchia strada da fare, per cui mi tuffo giù per la discesa che mi porta presto in fondovalle. Uno stradello laterale mi porta all’ex stazione di Malnate Olona, sulla linea chiusa, volgendo le spalle alla quale comincia l’avventura: strada bianca, dopo le cataste di legna si svolta a sinistra;
strada un po’ meno bianca e un po’ più stretta,
ancora più stretta...
ed ecco le prime difficoltà.
Uno bravo scalerebbe cinque marce, si alzerebbe sui pedali e ci si arrampicherebbe: io ovviamente scendo e spingo, tanto si tratta di pochi metri e poi si riprende un sentiero pedalabile, da cui si intravede fra gli alberi il viadotto di prima.
Un altro passaggio “delicato” (al vero è mooolto più ripido di come sembra in foto)
porta al livello della vecchia ferrovia, dove termina il binario ricostruito per la linea turistica.
Riparto verso valle lungo il sentiero, che ora passa sotto i viadotti della tangenziale di Varese
e poco dopo ecco che dal terreno affiora il binario.
Poco più avanti l’Olona ha eroso il rilevato ferroviario in corrispondenza di un rio affluente; il sentiero attraverserebbe il rio
ma siccome il ponticello è ancora intatto, basta anche qui scendere e spingere la bici sul ponticello.
Nel corso dei decenni di abbandono le traverse di legno sono marcite e le rotaie si sono curiosamente allargate ben oltre lo scartamento normale di 1435 mm.
Uscendo dalla gola dell’Olona la valle si allarga, mentre il sentiero prosegue lungo le rotaie, a pochi passi dal fiume.
Il tratto più “avventuroso” e che più mi premeva ispezionare misura circa 1 km, dopo di che si arriva al caratteristico borgo di Molini di Gurone
completamente racchiuso in una diga a terrapieno di forma circolare che lo protegge dalle esondazioni dell’Olona, ai piedi del quale solo un tipico casello rivela che qui una volta passava il treno,
Proseguendo dopo il casello, la sede ferroviaria sopravvive sotto forma di una strada sterrata in mezzo agli alberi...
… e qualche volta anche sotto gli alberi stessi.
Un breve tratto di strada asfaltata
porta a Castiglione Olona, dove in corrispondenza dell’ex stazione
ha inizio il percorso ciclopedonale “ufficiale” che per le prime centinaia di metri corre a mezza costa
con un paio di riconoscibilissimi sottovia;
un po’ più avanti dalla superficie di terra battuta riaffiora il binario, deformato e allargato dal tempo.
Numerosi cartelli richiamano l’attenzione su questa particolarità, in effetti potenzialmente pericolosa per i ciclisti… soprattutto se si tratta dei coniugi Hopton!
Sulla destra compare il medievale monastero benedettino di Torba, patrimonio del FAI.
Proseguendo il viaggio, il percorso ciclopedonale alterna tratti di sterrato
e altri asfaltati,
mentre altrove si discosta completamente dall’ex ferrovia, correndo addirittura sulla sponda opposta,
Sotto Fagnano Olona, una passerella ciclopedonale costruita sopra un ponticello ferroviario
offre un punto di ripresa su uno scorcio dominato dal campanile della chiesa di S. Giovanni Battista
Poco più avanti, dopo un bel tratto asfaltato e alberato
mi fermo a fotografare un numeroso gregge di pecore: una visione bucolica che sembra incongruente con la “Brianza velenosa” cantata da Lucio Battisti, tutta strade, case e capannoni, che incomincia appena si risale dal fondovalle.
L’ultimo scatto della giornata lo dedico all’ex stazione di Marnate, restaurata e mantenuta dal Gruppo Ecologico Sanitario di Marnate, dove sembra quasi che il treno stia per arrivare da un momento all’altro.
Le foto si fermano qui, perché ormai si era fatta “una certa” e i miei interessi si erano rapidamente spostati sulla ricerca di una trattoria...
Vittorio