Riporto in auge questo topic perchè ieri ho avuto il piacere di incontrare presso il negozio Bike ID il co-fondatore di Vello, Valentin Vodev, per la presentazione di alcune novità (facevo da interprete
).
Mi ha piacevolmente stupito l’approccio nei confronti dei rivenditori e clienti, dal momento che periodicamente effettuano un "tour" presso i punti vendita per mostrare migliorie e nuovi accessori, ascoltare i pareri e fornire spiegazioni.
La prima differenza significativa illustrata rispetto a quanto scritto nei primi post di questa discussione, è nella piega della forcella ora presente su tutte le bici, anche sulla Speedster con il manubrio da corsa nelle foto sopra.
Se in rete trovate foto in cui manca lo snodo anteriore si tratta di foto non aggiornate; come potete verificare sul loro sito sono tutte dotate della piega di entrambe le ruote.
Il sistema di piega anteriore prevede un clamp abbinato ad un perno di sicurezza passante che rende impossibile qualunque apertura accidentale (il perno è di dimensioni generosi ed dotato di un grano a sfera azionato da un pulsante per lo sfilamento).
Durante la guida non ho mai avvertito alcun gioco, incertezza o la più vaga sensazione di inaffidabilità…. anzi l’esperienza di guida IMHO è addirittura migliore di Brompton e Birdy e sapete che non faccio questo tipo di affermazioni a cuor leggero.
Meglio di Brompton per via del telaio centrale privo di snodi e delle ruote da 20, meglio di Birdy perché io non amo particolarmente il feeling di guida che offre la sua ruota anteriore ammortizzata…. Più comoda sì ma anche soggetta a minime variazioni dell’asse del mozzo in percorrenza di curva.
I tempi di piega sono analoghi a quelli delle altre bici ed è possibile effettuare sia l’apertura che la chiusura di entrambe le ruote in contemporanea.
Una volta aperto lo snodo forcella e sfilato il perno di sicurezza è sufficiente sollevare la bici tenendola dal manubrio e dal sellino per fare in modo che le ruote si ripieghino sotto al telaio. Per lo sgancio del carro posteriore, tenuto in posizione da un potente magnete, è sufficiente aiutarsi con un piede per sganciarlo. Come per tutte le pieghevoli serve solo un po’ di pratica iniziale per comprendere il movimento corretto ma una volta presa confidenza siamo sempre intorno alla decina di secondi per la piega completa.
Da chiusa è possibile farla scorrere sulle ruote, usando il sellino lasciato in posizione di marcia, spingendola davanti a se come avviene per tanti altri modelli.
La posizione assunta dalla ruota anteriore durante la piega non obbliga a chiudere in manubrio, operazione necessaria solo per lo stivaggio in spazi ridotti ma evitabile su un mezzo pubblico non particolarmente affollato.
L’ingombro da chiusa non è ai livelli della Brompton ma è comunque inferiore a quello delle solite 20’’ a piega centrale, specie in termini di altezza. Parliamo di 56x79x28 della Vello contro i 73x80x39 di una Tern Link C8 tanto per fare un esempio.
Nel trasporto passivo ho notato la stabilià della chiusura: rispetto al Magnetix di Dahon/Tern o altre soluzioni simili, la Vello non mostra la minima tendenza ad aprirsi durante il trasporto passivo, dal momento che il magnete impiegato è abbinato ad un alloggiamento che ne impedisce lo slittamento laterale. Per sganciarlo basta un colpetto di mano sul manubrio. I parafanghi (opzionali) sono studiati in modo da non intralciare la piega e permettere il trascinamento passivo.
Altra novità rispetto ai primi modelli è l’introduzione della trasmissione a cinghia della ormai nota Carbon Gates e la possibilità di scegliere tra diverse varianti di cambi tradizionali o integrati nel mozzo.
Tra le modifiche introdotte nelle ultime produzioni ci sono inoltre piccole migliorie relative alle tolleranze delle componenti o minime variazioni di geometrie che migliorano ulteriormente il trasporto passivo.
Dettagli difficili da cogliere per i non addetti ai lavori ma che denotano comunque un’attenzione al prodotto non comune ed un suo continuo sviluppo basato anche sui feedback raccolti dagli utenti.
Le novità future invece riguardano invece diversi aspetti.
Il portapacchi anteriore, attualmente “fisso” potrà essere sfilato dal suo supporto, mantenendo quindi invariato l'ingombro delle bici che lo adottano. E' disponibile una borsa dedicata che si fissa con il velcro ma grazie a degli elastici lo si può sfruttare con qualunque zainetto/borsa delle giuste dimensioni.
Saranno adottati dei freni a disco idraulici anche sul modello Rocky mantenendo lo stesso prezzo di listino attuale.
Sarà disponibile un telaio completamente in titanio per autocostruirsi una Vello superleggere con componenti a propria scelta (attualmente è già disponibile la Vello Bike + che però adotta solo la porzione centrale in titanio, mentre carro e forcella sono sempre in acciaio cromoly).
Durante l’incontro ho anche avuto la fortuna di toccare con mano una versione della Vello Bike + in titanio con alcune componenti in carbonio.... uno spettacolo.
Di seguito qualche foto, perdonate la bassa qualità ma ero preso dalla conversazione.
Faccio notare che tutti i telai Vello hanno la predisposizione per tutti i tipi di freni (V-brake, caliper o disco) e permettono un largo impiego di componenti assolutamente standard (deragliatori, pipa manubrio…) rendendola un’ottima piattaforma per customizzazioni nonchè una bici che potrà essere manutenuta da un qualunque ciclista.
Per quanto riguarda le versioni a pedalata assistita, pur non essendo io (almeno per ora) un potenziale utente, devo dire che presentano diverse caratteristiche interessanti.
A livello di estetica la linea delle bici resta pulita grazie al mozzo posteriore che integra sia il motore che il pacco batteria. Sempre seguendo questo approccio non ci sono computer o altri display sulla bici ma tutta la gestione della parte smart avviene tramite app, che permette di selezionare i livelli di assistenza e visualizzare diverse informazioni.
Dal punto di vista tecnico invece è presente un sistema di recupero di energia (KERS) che permette di ricaricare la batteria in frenata. Basta infatti pedalare al contrario per rallentare dolcemente senza bisogno di utilizzare i freni, che risultano necessari solo in caso di frenata brusca o per fermarsi completamente.
Oltre a questo sistema riscontrabile anche su altre bici di questo tipo, troviamo anche una soluzione esclusiva di questo marchio: la centralina Vello è infatti in grado di adeguare la coppia motore erogata in base alla pendenza della strada, pur mantenendo invariato il livello di assistenza selezionato. Questo è il motivo per cui non trovate trasmissioni con cambio sui modelli a pedalata assistita.
In termini di peso le Vello a pedalata assistita si fanno notare per restare entro dei valori ragionevolissimi ed assimilabili a quelli di alcune pieghevoli muscolari.
Come si può intuire dalle mie considerazioni sono rimasto favorevolmente colpito sia dalle bici che dal team di Vello.
Se mi trovassi ora a dover effettuare l’acquisto di una pieghevole sicuramente modelli come la Rocky o la Urban sarebbero rosa delle candidate.
Ritengo che sia una bici perfetta per chiunque non abbia esigenze spinte in termini di ingombri, che vuole avere un mezzo di qualità solido e sportivo senza sacrificare il confort.
Penso ad esempio agli amici romani ed alle loro quotidiane battaglie con le strade dissestate della capitale. Credo che più di un bromptoniano sarebbe disposto rinunciare a qualche cm di ingombro a favore di una bici in grado di offrire analoghe caratteristiche in termini di qualità e budget ma che permette di montare qualunque copertura da 20’’, dalle Kojak alle Big Apple.
Vale lo stesso, o forse ancora di più, per le versioni a pedalata assistita: il budget è infatti lo stesso di quello necessario per l’inglesina in versione elettrica ma chi sceglie l’aiuto del motore probabilmente desidera ancora più di altri una guida comoda.